La Bella e la Bestia, un insegnamento relazionale.

 

Chi non conosce la storia della bella e la bestia? Con il nuovo film Disney abbiamo rispolverato un po’ la nostra infanzia e i sogni fatti con questa bellissima favola. Ma chi sono davvero i personaggi di questa storia e cosa vogliono dirci?

 

Potrebbero esserci tanti spunti di riflessione, il tema del bullismo con Gaston e con la reazione del paesino che protegge e non prende una posizione, così come avviene in una società o in un piccolo contesto lavorativo, che avalla col silenzio violenze psicologiche o fisiche, mobbing, bullismo e così via. Oppure il primo personaggio omosessuale della Disney, Le Fou, e qualche commento sulla decisione della Russia di bloccare la proiezione, per questo motivo, di un capolavoro che potrebbe essere un cattivo esempio per i bambini in quanto “bisogna tenerli lontani da questi pericolosi fenomeni”…e vabbè stendiamo un velo pietoso e ricordiamoci la Russia come Ivan Drago nel film Rocky IV, nella speranza che “Se io posso cambiare e voi potete cambiare, tutto il mondo può cambiare”.

Eppure questa volta voglio soffermarmi sull’amore, beh non proprio in senso assolutistico ma sulla relazione di coppia tra la Bella e la Bestia. Qual è il messaggio che possiamo cogliere?

Lei è una bellissima ragazza, libera e corteggiata, che decide di farsi rinchiudere in un castello per salvare suo padre, rinunciando alla sua libertà e con la piccola pretesa di salvare anche la bestia…di vedere se il lui c’è del buono, di dargli altre possibilità insomma nonostante abbia maltrattato il padre malato, imprigionato lei in una cella e trasformato un invito a cena in un ordine rabbioso e minaccioso, e nonostante abbia palesemente mostrato di essere un tantino aggressivo…

Quante volte incontriamo questi deliri di onnipotenza cercando di cambiare persone che talvolta non sono né più e né meno quelle bestie che vediamo? Ma perché?

Ce lo spiega la Norwood nel suo citatissimo libro che contiene un capitolo intitolato proprio “La Bella e la Bestia”, dove evidenzia come, attraverso un processo di negazione (quindi il rifiutarsi di vedere quel mostro spaventoso pensando piuttosto che c’è dell’altro), si attiva una strategia di controllo passando dalla posizione di Vittima (imprigionata nel castello) alla posizione di Salvatrice. Quante donne conoscete che vogliono redimere uomini con il loro amore disinteressato? Quante volte abbiamo pensato che sicuramente, dietro quell’uomo aggressivo, mostruoso, triste, infelice, ci sarebbe stato dell’altro da scoprire?

Il pregiudizio culturale che si cela dietro la Bella e la Bestia è che una donna può cambiare un uomo, se lo ama abbastanza. E questo tema emerge in tante altre fiabe, dove rospi diventano principi, poveri mendicanti diventano principi, personaggi cattivi diventano principi. Insomma l’amore di una donna può cambiare l’uomo che ha accanto, farlo diventare un principe, con la forza dell’amore tutto si può.

Se poi vogliamo aggiungere a questo pregiudizio culturale della potenza trasformatrice dell’amore di una donna, l’influenza della religione, vediamo come nella visione giudaico-cristiana è insito il concetto di aiutare gli altri, quelli meno fortunati di noi; ci insegnano che è nostro dovere essere compassionevoli e generosi, che non dobbiamo giudicare, piuttosto aiutare diventa un obbligo morale.

 

Tornando al binomio negazione/controllo che predomina in situazioni in cui vogliamo trasformare le bestie in principi azzurri, è importante riflettere su come agiscono questi meccanismi e come sono correlati tra loro.  Quando facciamo per qualcuno quello che potrebbe fare da sé, quando progettiamo il futuro di un’altra persona, le sue attività quotidiane, quando lo indirizziamo verso quello che secondo noi è giusto, non stiamo facendo altro che controllare. In realtà speriamo soltanto che, riuscendo a controllare quella persona,  possiamo fare altrettanto con i nostri sentimenti.

Quando il desiderio di aiutare il proprio partner è molto intenso, significa che è più un bisogno che una scelta. Questo bisogno irrefrenabile di aiutare il prossimo a noi caro non è altro che un tentativo inconscio di negare la propria sofferenza controllando le persone più vicine, il che spesso si alterna tra deliri di onnipotenza e cali drastici della propria autostima.

Quando le donne in questione sono donne abusate o vittime di violenza, qualora questo tentativo di cambiamento dell’altro dovesse fallire e lui dovesse restare una bestia, in una donna sorgono la vergogna, per aver fallito come donna, e il senso di colpa, legato al pensiero distorto di meritare i maltrattamenti subiti.

In questi casi avere paura, serve, alla faccia della compassione di Bella per la sua Bestia, e scappare serve altrettanto, alla faccia del coraggio della ragazza che una volta liberata sceglie di rimanere nel castello.

 

 «Ci sono molti uomini, » disse la Bella, «che si rivelano mostri peggiori di te. E io ti preferisco a loro, nonostante il tuo aspetto... »
«Ci sono molti uomini, » disse la Bella, «che si rivelano mostri peggiori di te. E io ti preferisco a loro, nonostante il tuo aspetto... »

Ok quindi ricapitolando, le Belle che incontrano le Bestie e vogliono cambiarle, attraverso sentimenti di onnipotenza, negazione, controllo, senso di colpa, il tutto contornato da uno sfondo culturale di “amore guaritore se illimitato”, dovrebbero riflettere sull’impotenza di cambiare l’altro. Le Belle rimangono belle e le Bestie rimangono bestie, nessuno cambia nessuno. Allora come si fa a venirne fuori?

Questo ce lo spiega proprio l’ultimo capolavoro della Disney.

L'insegnamento che possiamo trarre da questa storia, non è che con l’amore le bestie diventano principi, ma la chiave di tutto è l’accettazione, che è l’unico e  solo presupposto per amare ed essere felici. Bella si innamora della Bestia, non del principe, e non la vuole cambiare, non le danno fastidio i peli o il modo in cui mangia, o le corna che si impigliano nei suoi capelli, o le mani che sono almeno il triplo delle sue o un alito che possiamo solo immaginare…non le da fastidio il suo ruggito e il fatto che si arrampichi sui tetti per sfuggire a quelli che lo vogliono uccidere. Lei lo ama cosí. E se non fosse diventato un principe, ci sarebbe stato comunque il lieto fine tanto atteso. È questo il segreto della felicità che non viene dalla pretesa di manipolare cose o persone intorno a noi, ma dalla capacità di riconoscere la realtà per quello che è , permettendole di esistere senza volerla cambiare. L’accettazione diventa così l’antitesi della negazione e del controllo.

Bella non aveva detto “Sarò felice quando non sarai più un animale”, non lo compiangeva e non cercava di cambiarlo, ma lo valutava realisticamente per quello che era e lasciava “libera” la bestia di sviluppare il meglio di se stesso.

 

Credo che l’accettazione sia l’aspetto più profondo dell’amore, nonché il più difficile. Quando cerchiamo di cambiare qualcuno, abbiamo la falsa convinzione che quando quella persona cambierà, saremo felici, affidiamo la nostra serenità nelle mani di qualcun altro, negando le nostre capacità e la possibilità di cambiare in meglio la nostra vita, come se la nostra felicità possa dipendere da qualcuno o qualcosa fuori di noi.

Accettare e dedicarci a  noi stessi vuol dire essere liberi, liberi dal risentimento se l’altro non è quello che vorremmo, liberi dal senso di colpa se non riusciamo a cambiarlo, liberi dal peso di continuare a cambiare cose che non cambieranno mai. Se vogliamo proprio cambiare qualcosa, allora, iniziamo da noi stessi, ci sono anche principesse che scelgono di diventare orchesse…ma questa, è un’altra storia!

 

Fonti:

 Iannello, S. (2012), Se devi amarmi...amami per amore. Aracne editrice.

 Leonard, L.S. (1987), La via al matrimonio. Astrolabio Ubaldini edizioni.

 Norwood, R. (1989), Donne che amano troppo. Milano, Freltrinelli.